Il valore del colore nell’immagine storica di Amatrice: linee guida per una riflessione attuale
Résumé
Nel paragone sempre meno scontato tra architettura e anatomia umana in cui l’edificio, e per esteso la città, rappresenta la controparte del corpo umano, la gente che lo abita è senz’altro la manifestazione dell’animo. Immaginiamo un abitante passeggiare tra le pittoresche vie del proprio borgo di montagna, fino a vederlo arrivare sulla soglia della propria abitazione. Sarà la vista di quelle forme, di quei materiali e di quei colori a suscitare in lui i sentimenti di appartenenza che lo fanno immediatamente sentire a casa. Il primo impulso visivo che riceviamo quando osserviamo un edificio è probabilmente conferito dalla vista del suo colore, che spesso ci aiuta a localizzare anche il contesto geografico: se pensiamo a case bianche e celestine che affacciano sul mare ci vengono subito in mente le isole greche di Ios e Santorini, mentre abitazioni dipinte da sfrenate tavolozze policrome evocano subito i paesaggi delle Cinque Terre (fig. 1-2). Definire cosa sia un colore non è intuitivo come si possa pensare, ma è certamente la risultante tra diversi fattori: interazione della luce su un oggetto, caratteristiche intrinseche dell’oggetto stesso e la percezione di esso che ne ha il sistema visivo umano. Goethe osservava che i colori agiscono nell’animo e possono suscitare sensazioni, svegliare emozioni, provocare gioia e perfino tristezza . Pensiamo alla reazione che può stimolare la vista di edifici grigi con cemento a vista come quelli di Scampia rispetto alla scena che offrono le armoniose vie di Burano, connotate da tipiche case dalle tinte vivaci e variopinte (fig. 3-4). Gli intonaci e i colori rientrano fra le finiture degli edifici che meno seguono passivamente le sue sorti, anzi in un certo senso vivono una vita propria e come tali si adeguando anche a leggi create ad hoc per la loro gestione . Se gli intonaci, come succede per l’ipoderma, fanno parte integrante della struttura, le tinteggiature, come l’epidermide, rappresentano lo strato più superficiale a diretto contatto con l’ambiente circostante che ne influenza inevitabilmente l’aspetto, in base all’uso di materiali, tradizioni e gusto estetico . Il “colore di Roma”, ad esempio, è tra i temi più fertili con cui è possibile avviare un’analisi dettagliata storico-filologica grazie all’eterogeneità che caratterizza le facciate del centro storico, peraltro già analizzate, seppur in forma sintetica, mediante una suddivisione per macro-gruppi temporali, ovvero il periodo medievale, rinascimentale-barocco e pre-novecentesco . Risulta però evidente, a partire da semplificate classificazioni, che il colore non può essere avulso dal proprio contesto e dal periodo storico in cui è stato concepito, poiché non rappresenta meramente un valore estetico o decorativo, ma caratterizza e riflette lo stile di un’epoca, tanto il «celestino col travertino» nel Seicento romano, quanto il «color dell’aria» tanto in voga nel Settecento . Andare ad agire sugli intonaci che fanno parte di un complesso edilizio, di un centro o un nucleo storico equivale a un’operazione di restauro a scala urbana, un vero e proprio progetto che deve necessariamente confrontarsi con un’architettura storica stratificata .