Il dominio dei Caetani a Capo di Bove. Vicende costruttive e linguaggio architettonico
Abstract
Bonifacio VIII, eletto al soglio di Pietro nel 1294, promuove fin dall’inizio del suo regno l’ascesa sociale della propria famiglia in un contesto sociopolitico dagli equilibri fragili e precari. Pietro Caetani, coadiuvato dalla mano dello zio pontefice, si adopera nei primi anni del XIV secolo a comprare e restaurare una serie di edifici in posizione strategica, come il palazzo-fortezza nella Torre delle Milizie, per materializzare sul territorio i simboli del potere temporale, oltre che spirituale, della famiglia con l’obiettivo di creare una propria signoria a sud di Roma, in Campagna, Marittima ed a Capo di Bove. È in quest’ultimo luogo che invece si adopererà il cardinal nipote Francesco a materializzare un avamposto da e verso Roma, acquistando e costruendo nel giro di appena quindici mesi il complesso di Capo di Bove, ovvero il Castrum Caetani, la cui genesi architettonica è imprescindibilmente legata al sepolcro di Cecilia Metella. Il presente studio intende indagare le vicende costruttive ed il linguaggio costruttivo di uno dei pochi esempi superstiti dell’architettura palaziale di matrice baronale presente a Roma.